Come passare con successo un colloquio? Non una domanda qualunque: per molte persone – soprattutto giovani – si tratta di un vero e proprio dilemma. Trovare una risposta esatta e definitiva è difficile, spesso sono semplicemente necessari più tentativi. Tuttavia, un colloquio può essere un’opportunità fondamentale. Pertanto, è importante affrontarla con la massima serietà e, magari, il giusto pizzico di adrenalina.
Intanto, per prepararsi (e sfruttare) al meglio alla prossima opportunità, ecco alcune linee guida da parte del team di Edusogno.
Per iniziare col piede giusto, è molto importante dimostrare interesse nei confronti dell’azienda per cui si ambisce lavorare. Il colloquio comincia prima di sedersi davanti all’intervistatore, con la raccolta – possibilmente dettagliata – delle informazioni principali: storia (compresi eventuali importanti cambiamenti recenti), struttura organizzativa, nomi e ruoli delle figure più rilevanti dell’organigramma (Presidente, AD, membri del Cda). I canali più adeguati sono, senza dubbio, sito internet e account social, ma ogni altra fonte che possa accrescere la propria conoscenza può essere preziosa. Possono sembrare suggerimenti banali, ma cadere su questi aspetti non è certo un buon modo di presentarsi.
Altro consiglio apparentemente scontato, ma importante per presentarsi al meglio, è quello di apparire sin da subito professionali. Già dalla mail di risposta alla convocazione a colloquio, che deve essere concisa e, soprattutto, formale (nel concreto, usare espressioni come: “rimango a disposizione per ulteriori informazioni” o “cordiali saluti”). Il giorno del colloquio è importante arrivare in lieve anticipo (5 o 10 minuti), vestirsi in maniera elegante (senza eccessi). Altro dettaglio di cui avere cura è il body language: una stretta di mano decisa e la compostezza nel rispondere – non gesticolare troppo, usare un tono di voce neutro – possono sicuramente fare una buona impressione.
Durante un colloquio-tipo, è molto facile vengano poste domande riguardanti specifici comportamenti adottati in determinate situazioni, spesso di difficoltà. A queste, è fondamentale rispondere seguendo il cosiddetto metodo STAR, acronimo di:
Situation, Situazione
Task, Compito
Action, Azione
Result, Risultato.
Esempi tipici di domande situazionali possono essere: Come hai affrontato situazioni lavorative passate particolarmente difficili? Ti è mai capitato di avere problemi in un progetto o lavoro di gruppo?
Per dare una risposta chiara ed efficace, è necessario partire descrivendo la Situazione generale. Dopodiché, è importante sottolineare il Compito che si era chiamati a portare a termine nella circostanza in questione. Segue sempre, poi, l’Azione intrapresa per affrontare la problematica. Infine, si chiude raccontando il Risultato finale e, soprattutto, cosa si è imparato dalla difficoltà affrontata. L’argomentazione deve essere sintetica e includere i dettagli più rilevanti. Eventualmente, sarà il recruiter a chiedere ulteriori approfondimenti.
“Mi parli un po’ di lei”, il temuto incipit di quasi tutti i colloqui. Una domanda apparentemente innocua e finalizzata a mettere il candidato a suo agio, ma spesso capace di mandarlo in confusione. Per non controbattere col solito sguardo interrogativo, potrebbe essere utile prepararsi una presentazione – di circa 3 minuti – in cui condensare le esperienze più importanti della propria carriera lavorativa e, soprattutto per i giovani, le tappe principali della propria formazione. Lo stesso consiglio è valido anche per altre domande tanto usuali e generali, quanto spiazzanti. Ad esempio: “perché dovremmo scegliere lei?”. Oppure “dove si vede tra cinque anni”. O, infine, “quali sono i suoi punti deboli?”. È bene specificare che non esiste una risposta giusta in senso assoluto. L’unico modo corretto di affrontare questi quesiti è essere pronti ad affrontarli.
Per concludere, è utile sapere che, contrariamente all’immaginario comune, a porre le domande durante un colloquio non deve essere solo l’esaminatore. Generalmente, i recruiter apprezzano candidati capaci di interagire, ponendo domande inerenti all’azienda e, più nello specifico, alla posizione che si aspira ad andare a ricoprire. Domande particolarmente efficaci sono: come è una giornata-tipo in questa azienda? quali sono le sfide principali che deve affrontare una persona che ricopre questo ruolo? quali sono gli aspetti positivi di lavorare in questa azienda? Al contrario il bon ton professionale imporrebbe di evitare riferimenti al compenso al primo colloquio.
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